Spese e bollette dopo la fine del contratto
A volte, il deposito cauzionale viene trattenuto con la scusa di spese impreviste, come pulizie, tinteggiatura, bollette in sospeso o simili.
La legge italiana stabilisce che tali spese non possono essere trattenute dal deposito, poiché quest’ultimo serve a tutelare il locatore da perdite economiche o danni all’immobile. Le spese ordinarie devono essere pagate separatamente dall’inquilino, salvo diverso accordo al momento della riconsegna delle chiavi.
Il deposito non può essere trattenuto in attesa dell’arrivo delle bollette.
Tinteggiatura delle pareti: I contratti di locazione italiani includono spesso una clausola che obbliga l’inquilino a tinteggiare le pareti alla fine del contratto. Tuttavia, questa clausola deve essere esplicita nel contratto di affitto e non può essere prevista nei contratti di breve durata (inferiori a 4 anni).
Se la clausola è presente ed è stata accettata, può essere legalmente applicata, e in caso di mancata tinteggiatura, il locatore può richiedere un risarcimento. Tuttavia, il locatore deve dimostrare l’importo sostenuto tramite ricevuta.
Esempio: se il proprietario richiede €500 per la tinteggiatura senza fornire ricevuta, secondo la legge italiana l’inquilino ha diritto a richiedere la restituzione del deposito fino a quando non viene fornita prova della spesa.
Bollette: Le bollette non possono essere detratte dal deposito senza il consenso dell’inquilino, e il locatore non ha il diritto di trattenere il deposito in attesa dell’arrivo delle bollette.
Le parti possono accordarsi per una somma forfettaria, oppure l’inquilino può rimborsare al locatore i costi effettivamente sostenuti.
Pulizie: Il locatore non può obbligare l’inquilino ad assumere una ditta specializzata per le pulizie, né può trattenere i relativi costi dal deposito a meno che non dimostri che l’immobile è stato restituito in condizioni peggiori rispetto a quelle iniziali e giustifichi le spese con documentazione adeguata.
Impossibilità di contattare il locatore
A volte, il locatore approfitta della distanza geografica e scompare, non risponde a telefonate, messaggi o email, limitando ogni possibilità di contatto.
Questo comportamento può far sospettare una truffa immobiliare.
L’irreperibilità del locatore dopo la fine del contratto non lo esonera dal dovere di restituire il deposito o di fornire giustificazioni per eventuali trattenute.
L’inquilino ha pieno diritto a ottenere la restituzione del deposito, e l’atteggiamento del locatore può essere interpretato come mala fede, rafforzando la posizione dell’inquilino in caso di azioni legali.
L’inquilino può procedere con mezzi formali, anche a distanza, inviando ad esempio una diffida tramite Raccomandata con ricevuta di ritorno (RRR), oppure PEC (posta elettronica certificata) all’ultimo indirizzo noto del locatore, richiedendo la restituzione del deposito entro un termine chiaro (ad esempio 10-15 giorni).
Se il locatore non risponde, l’inquilino può agire legalmente e ottenere il rimborso del deposito, con eventuali spese e danni aggiuntivi. È possibile presentare un ricorso al Giudice di Pace, oppure Richiedere un decreto ingiuntivo presso il tribunale.
L’assistenza legale non è obbligatoria, ma può velocizzare la procedura. L’inquilino ha sempre diritto a recuperare il deposito e dovrebbe documentare ogni tentativo di contatto, poiché queste prove saranno utili in caso di azioni legali.